In una nuova edizione ampliata, torna in libreria il volume con cui Elizabeth Kolbert ha vinto il Premio Pulitzer nel 2015 e lanciato un grido d’allarme al mondo.
Modificare il corso dell’attuale estinzione richiederebbe cambiamenti paragonabili a quelli dell’Antropocene. Di recente ho parlato con un entomologo dell’Università del Connecticut di come vede il futuro. Sotto certi aspetti è molto più ottimista di me: «Risolveremo questa crisi climatica» mi ha detto. «Decarbonizzeremo». Poi, però, ha aggiunto: «Sarà troppo tardi per molti degli organismi che amo».
«Come comprendere il pianeta in cui viviamo in un’epoca in cui sembra rivoltarsi contro di noi? Non esiste esempio migliore di questo volume». - Amitav Ghosh
«Appassionante e documentato». - Telmo Pievani
Definito dalla giuria del Premio «un’esplorazione della natura che costringe il lettore a prendere in considerazione la minaccia rappresentata dal comportamento umano», La sesta estinzione è il racconto, elegiaco e potente, dell’ultimo dei grandi accadimenti catastrofici occorsi al nostro pianeta e insieme un canto d’amore alla straordinaria varietà e immaginazione della Natura. Se i primi cinque eventi, i cosiddetti «Big Five», hanno riguardato ere lontanissime e causato l’estinzione di massa di almeno il 75 per cento delle specie di volta in volta viventi sulla Terra, l’ultimo, ormai in corso, è la cosiddetta Sesta Estinzione, una trasformazione radicale dovuta alla comparsa circa duecentomila anni fa di una nuova specie animale. Una specie non particolarmente forte o rapida, ma piena di risorse, capace di modificare la composizione dell’atmosfera o di alterare gli equilibri chimici degli oceani. Noi, tuttavia, a differenza dei dinosauri ci distruggeremo da soli, avvisa l’autrice. Trascinando con noi tutto il resto. Dalla foresta pluviale alla Cordigliera delle Ande, dalla Grande Barriera Corallina alla moria di organismi riscontrabile anche dai fortunati tra noi che hanno un giardino di casa, Elizabeth Kolbert conduce il lettore nei luoghi di questa estinzione, non da una semplice prospettiva apocalittica, ma cogliendo nelle recenti scoperte scientifiche un invito a preservare la biodiversità. Per noi e per tutte le specie con cui condividiamo il pianeta.